Cari amici, spero che siate tutti in buona salute.
Questo mese l’epidemia da coronavirus non ci consente di trovarci insieme per il consueto incontro dei Cenacoli giovannei. Non ci impedisce però di riunirci spiritualmente per metterci in ascolto del Signore che, attraverso san Giovanni XXIII, continua a suggerirci pensieri e atteggiamenti di speranza, rassicurando le nostre paure e consolando le nostre lacrime.
Invece del solito schema, ho pensato di inviarvi l’articolo che è apparso su L’Eco di Bergamo domenica scorsa, 15 marzo: presenta alcuni tratti molto belli, perfino commoventi, della cura di Papa Giovanni XXIII per gli ammalati. Ripeto qui l’introduzione con la quale aprivo quell’articolo: «Mai come in queste settimane, nelle quali Bergamo ha guadagnato il triste primato del numero di infetti da coronavirus in Italia, è risuonato tanto spesso il nome del principale centro di cura della nostra città: Ospedale Papa Giovanni XXIII.
Il Papa bergamasco non è soltanto un personaggio illustre della nostra terra, ma un santo che con le sue parole sapienti e la sua vita esemplare continua a ispirare scelte e stili di comportamento. L’intitolazione a lui del nostro maggiore ospedale ci autorizza a porre sotto il suo sguardo paterno gli ammalati, le persone più fragili e tutti coloro che, soprattutto in questi giorni, soffrono e attendono un segno di speranza.
È consolante scoprire come anche lui ha sentito la paura del contagio, ai tempi della “spagnola”, quando ha affrontato con coraggio e fede il dolore per la perdita della giovane sorella Enrica. Ci edifica sapere che, sul finire della Prima guerra mondiale, si è generosamente offerto di prestare servizio tra i soldati infetti dalla tubercolosi. Ci commuove apprendere con quanto cuore ha sempre accudito e visitato gli ammalati».
E terminavo così: «Nei giorni drammatici che stiamo vivendo, l’affetto e la devozione per Papa Giovanni ci sollecitano a supplicare la sua intercessione per tutti coloro che stanno combattendo la dura battaglia contro il morbo, affinché si possa tornare presto a sorridere alla vita».
Che dopo questa dura Quaresima, risuonino ancora più forte le campane festose di Pasqua!
Con il vivo e trepidante desiderio di rivedervi presto, vi mando un forte abbraccio.
Don Ezio