“Invecchiando, oh! come si gusta di più il gran padre della letteratura italiana”
Angelo Giuseppe Roncalli ha saputo cogliere un «respiro dell’Assoluto» non soltanto negli scritti biblici e patristici, ma anche in alcuni romanzi e, più in generale, nella letteratura. Addirittura, da alcuni testi poetici, come quelli danteschi, ha tratto alimento per la sua preghiera, come annotava in un appunto del 4 aprile 1948: «Fra un’Ora e l’altra del Breviario lessi gustandoli molto, il canto V e VI del Paradiso di Dante: invecchiando, oh! come si gusta di più il gran padre della letteratura italiana!».
Già da giovane chierico scriveva: «Se noi vogliamo che l’antica fede rimanga viva, bisogna celebrarla con una energia tutta giovane; bisogna difenderla con l’aiuto dei più forti argomenti che possono fornire la filosofia, la scienza, la letteratura moderna». In questa annotazione, appuntata nei suoi quaderni Ad Omnia, si può trovare una chiave di lettura dei saggi contenuti nella sezione “Studi” di questo fascicolo di «Ioannes», dedicati in gran parte alle letture predilette di Giovanni XXIII: la Divina Commedia di Dante Alighieri, I promessi sposi di Alessandro Manzoni e la Manna dell’anima di Paolo Segneri. Come annota giustamente Enzo Noris nell’introduzione agli articoli di Fabrizio Brena, Ezio Bolis e Giuseppe Langella, la frequentazione assidua di questi autori ha accompagnato costantemente papa Giovanni, illuminandone il cammino.
Il saggio di Brena si concentra proprio su Roncalli cultore di Dante, apprezzato sia come «teologo» che come «padre della Patria» e orgoglio nazionale italiano. Nel suo contributo, dedicato a Roncalli lettore di Paolo Segneri, Bolis mette in evidenza l’influsso esercitato dalla retorica del celebre predicatore gesuita sullo stile del papa bergamasco. Da parte sua, l’articolo di Langella mostra come per Roncalli I promessi sposi valgano quanto un trattato di ascetica, edificanti anche in un ritiro spirituale, perché Manzoni sa esprimere in modo sublime le verità fondamentali per la vita di ogni uomo, non solo per il credente.
Dei tanti libri letti, Roncalli si sforza di assimilare quelli che più lo arricchiscono e contribuiscono alla sua crescita spirituale; egli si concentra sul cuore del loro messaggio cercando, per così dire, di metabolizzarlo. Si può quasi ricavare il suo metodo: parte dal testo e, dopo averlo compreso a fondo e memorizzato, lo mette in relazione con il proprio vissuto, così che la parola del libro possa illuminare il suo cammino, aiutandolo a penetrare il significato più profondo dell’esistenza. Da questi autori Roncalli mutua temi fondamentali che gli saranno sempre cari e che fanno spesso capolino nelle sue meditazioni, lettere e omelie: la fede in Dio, il perdono e la misericordia, l’abbandono fiducioso alla provvidenza, l’umiltà e la semplicità di cuore, il desiderio di conoscenza e la sete della verità.
La sezione “Documenti” presenta invece un prezioso contributo di Alessandro Angelo Persico sui rapporti intercorsi tra Angelo Roncalli e don Angelo Pedrinelli, intimi amici e colleghi al Seminario di Bergamo. Persico ricostruisce minuziosamente il contesto di quell’amicizia, i luoghi in cui nacque e si approfondì, gli stimoli culturali che la fecondarono, i comuni modelli spirituali che la nutrirono. In particolare, oltre alla formazione ricevuta nell’ambiente romano di inizio Novecento, il saggio presenta la maturazione scientifica di don Pedrinelli ottenuta grazie ai suoi studi sociali a Lovanio, in Belgio, dove assimila una nuova sensibilità pastorale. Inoltre mette a fuoco i tratti originali che caratterizzano la sua docenza. D’altra parte, si getta luce anche su un periodo assai importante di Roncalli, a quell’epoca segretario del vescovo Radini Tedeschi e professore nel Seminario di Bergamo. Questi dispensa all’amico Pedrinelli suggerimenti e consigli, raccomandandogli soprattutto di conservarsi buon prete e di coltivare «una pietà sentita». A suo parere, l’ansia di rinnovamento si doveva accompagnare a quel senso di moderazione che invece vedeva mancare nel giovane professore suo amico, animato da un eccessivo «spirito di Elia».
In appendice al saggio, viene reso disponibile materiale inedito proveniente da una donazione che, grazie all’intervento di monsignor Alberto Carrara, è giunta alla Fondazione Papa Giovanni XXIII da Angela Pedrinelli, figlia di Mario, fratello di don Angelo. Si tratta di un corpus tanto piccolo quanto prezioso, poiché per volontà testamentaria del sacerdote il suo archivio venne distrutto dopo la morte. Quello donato alla Fondazione arricchisce così la sua biografia umana, sacerdotale e culturale, anche nei suoi rapporti con Roncalli durante i primi anni di ministero.
La consueta rubrica «Vita della Fondazione» riferisce in modo sintetico circa l’attività svolta nel corso del 2022. Tra le iniziative realizzate, spicca la commemorazione del 60° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, con la presentazione del nuovo volume di don Aldo Basso, alla presenza dell’ultimo padre conciliare europeo ancora vivente, monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea; il convegno sulla Pacem in terris promosso con il Rotary e quello celebrato con il C.I.F. di Bergamo sulla dignità della donna nel pensiero di Giovanni XXIII. Di grande rilievo sono anche la firma del protocollo che rinnova la collaborazione tra la Fondazione e l’Università degli Studi di Bergamo, e le visite alla Fondazione della dott.ssa Ghisalberti, assessore alla cultura del Comune di Bergamo, e del cantautore e musicista Alberto Fortis. Infine, come negli scorsi anni, la Fondazione ha realizzato e pubblicato il calendario giovanneo per il 2023, distribuito in oltre 4.000 copie.
Chiude il fascicolo una nota con gli indici degli studi e dei documenti pubblicati da Ioannes XXIII in questi primi 10 anni della sua esistenza (2013-2022), dai quali si ricava una panoramica sul lavoro di approfondimento scientifico che la Fondazione ha intrapreso e continua a promuovere.
Ezio Bolis
Direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII