«La temperatura qui è buonissima, come in montagna a Vilminore». Papa Giovanni e la Valle di Scalve
Trent’anni fa, nell’estate 1990, ad appena un anno dalla mia ordinazione sacerdotale, il Vescovo di Bergamo, monsignor Giulio Oggioni, mi nominava parroco di Vilmaggiore e S. Andrea, una piccola parrocchia di montagna, in una delle più suggestive valli bergamasche: la Valle di Scalve. Avevo ventisei anni e nessuna esperienza.
Ho ancora negli occhi il panorama che improvvisamente, appena varcato il passo della Presolana, si spalancava davanti ai miei occhi: a sinistra il massiccio della Presolana, incombente sulla ripida strada che portava a valle; di fronte la maestà del Pizzo Camino, illuminato da un sole dorato; più lontano le vette del Cimone della Bagozza con il passo dei Campelli. Quei profili non si sarebbero mai più cancellati dalla mia mente e dal mio cuore.
E poi i paesi e le contrade: scendendo, la prima deviazione per Colere; più giù, in fondo alla vale, sulla destra, l’abitato di Dezzo, la breve salita per Azzone e il Dosso, e l’inizio della via Mala. A sinistra la strada per Vilminore e Schilpario, passando per S. Andrea, Dezzolo, Vilmaggiore e Barzesto.
Per non parlare dei volti che avrei imparato a conoscere, ad apprezzare e ad amare…
Mi scuso per questa lunga premessa, ma mi sembrava utile per introdurre un tratto poco noto di Roncalli: i suoi rapporti con la Valle di Scalve. Ne ho scritto di recente sul giornalino delle parrocchie scalvine e, nell’annuale ricordo della “nascita al cielo” di san Giovanni XXIII e all’inizio dell’estate, desidero condividere con voi alcuni brani, in segno di amicizia e di augurio.
Oltre ad avere apprezzato il clima salubre della Valle, ne ha visitato i paesi, conosciuto i parroci, ammirato la gente e intrecciato profondi legami di amicizia con alcuni scalvini. Il 30 giugno 1925, appena arrivato a Sofia come visitatore apostolico, per dare un’idea alle sorelle del clima piacevole della Bulgaria, Roncalli scrisse: «La temperatura qui a Sofia è buonissima, come in montagna a Vilminore». In effetti egli aveva soggiornato varie volte nel capoluogo scalvino già da sacerdote, quando era direttore della Casa dello Studente di Bergamo e aveva come collaboratore il giovane don Pietro Bonicelli (1894-1959), nativo di Vilminore e ordinato sacerdote nel 1921. Tra i due si stabilirà una forte amicizia che durerà a lungo, anche quando i due vivranno lontani, come dichiarerà lo stesso patriarca Roncalli in una lettera del 7 agosto 1957: «Nei miei rapporti spirituali col mio caro don Pietro Bonicelli c’è una intimità di stima e di affezione fraterna che perderebbe della sua vivacità quando prendesse una esteriorità troppo appariscente… Basta alla nostra antica affezione il dirci a bassa voce che noi vi restiamo fedeli, come quando ci incontrammo sui banchi della scuola in seminario, poi collaboratori in quell’opera buona che fu la Casa dello Studente in via S. Salvatore, poi nella ospitalità della casa avita a Vilminore, poi sempre vicini o lontani, l’uno e l’altro intesi a ciò che fu onore e gioia del nostro sacerdozio nella Chiesa del Signore, secondo le disposizioni della sua divina bontà e provvidenza». Poche settimane prima di diventare papa, Roncalli andrà a trovare ancora l’amico don Pietro, come risulta dal suo diario il 14 agosto 1958: «Salii al passo della Presolana, discesi per la via Mala sino a Lovere. Di là costeggiando l’Iseo breve fermata a Tavernola a salutare don Pietro Bonicelli».
Abbiamo notizia di una visita di don Roncalli a Vilminore il 6 agosto 1923 e lo stesso giorno dell’anno seguente. Inoltre nella bella chiesa del capoluogo scalvino don Roncalli celebrò la Messa nel 20° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, il 10 agosto 1924. La suggestiva cornice delle montagne scalvine gli offrì lo spunto per alti pensieri spirituali, riportati nella sua agenda: «A Vilminore ho celebrato il 20 anniversario della mia Ordinazione sacerdotale. Semplicità e solitudine furono di aiuto al mio spirito per raccogliermi, ringraziare il Signore, umiliarmi, prender coraggio. Soprattutto prendere coraggio. La mia vetta è ancora troppo lontana: poco cammino nella virtù ho fatto in 20 anni. Assai più, assai più debbo lavorare, sacrificarmi, santificarmi».
Vi giunse anche nel settembre 1948, per il Congresso Eucaristico di zona. Al vescovo Adriano Bernareggi che l’aveva invitato, il nunzio Roncalli rispose da Parigi il 27 luglio 1948, rivelando alcuni particolari interessanti circa la sua simpatia per la Valle: «Le sono poi riconoscentissimo dell’invito che mi fa per la domenica 5 settembre a Vilminore dove per alcuni anni passai giornate serene e non inoperose d’estate. Allora si era in fervore di gioventù cattolica femminile e ricordo di avere proprio io stesso inaugurato ed avviato il circolo “Stella Alpina”. Chi sa se esiste ancora. Se non erro, eravamo nel 1920». Roncalli annotò la cronaca di quella piovosa domenica 5 settembre 1948, sottolineando ancora una volta la sua familiarità con la “cara Valle di Scalve”: «Alle 8.20 da Ardesio partenza per Vilminore dove arrivo alle 9.20: sempre nubi e pioggia. Assisto in piviale e mitra al Pontificale di mgr. Bernareggi assai ben riuscito. Pioggia impedisce poi processione. Dopo i Vespri per invito di mgr. Bernareggi mio discorso di chiusura del Congresso Eucaristico di plaga: invito, augurio, preghiera per la fede, per lo spirito d’apostolato, per la pace. Parole aderenti alla storia, allo spirito della Valle di Scalve a me ben nota e cara».
Di Vilminore e del suo arciprete parla bene anche in una lettera del 20 giugno 1952 al parroco di Sotto il Monte: «Mi hanno fatto molto piacere le notizie circa i festeggiamenti del nuovo sacerdote don Renato Valaguzza. Tutto lascia sperare che diverrà un buon prete. Sono ben contento della sua destinazione. Io conosco bene Vilminore, dico Vilminore di 30 anni or sono: quando mi recai due volte in breve vacanza. Troverà un arciprete un po’ arcigno e di poche parole. Ma buon sacerdote che egli completerà bene». Al novello sacerdote don Renato, destinato come curato a Vilminore, lo stesso Roncalli il 18 dicembre 1952 scriverà: «Mio caro don Renato, il tuo saluto mi torna particolarmente caro: e ti ringrazio di tutto cuore. Nella mia risposta al Sindaco di Bergamo dicevo che il Signore benedice le aurore e benedice i tramonti. Questa per me è l’ora del tramonto: per te invece quella dell’aurora. Che il Signore ci benedica insieme e ci mantenga il buon fervore. Anche a Vilminore si possono cogliere grandi frutti di consolazione e di santificazione. Ricordami al tuo reverendissimo Arciprete e prega per me. Tuo aff.mo e benedicente».
Oltre a Vilminore, altri centri scalvini hanno avuto la fortuna di ospitare, anche solo per un giorno, il futuro Papa Giovanni. Commovente e memorabile fu la sua visita a Barzesto, la notte di Natale del 1920, in occasione della Prima Messa di don Giovanni Maria Morandi (1893-1961): «Natale del Signore. L’ho passato a Barzesto in Valle di Scalve festeggiando il novello sacerdote don Giovanni Maria Morandi ex tenente. L’automobile mi portò ieri fino lassù e oggi mi ricondusse costeggiando tutto il lago d’Iseo. Stupenda giornata invernale e cara festa. Io cantai la Messa in aurora e feci la Comunione generale fra quei montanari: e dissi alla Messa solenne il discorso per il neo-levita illustrando il sacerdozio di Gesù di Betlemme nei confronti del sacerdozio cattolico. Gesù Bambino dalla culla si sacrifica, insegna, prega e benedice. Così deve essere e deve fare il sacerdote, sempre. Molta attenzione: talora intensa commozione mia e dell’uditorio. Recandomi sin là mi pare di aver compiuto una bella azione. Questi giovani preti hanno bisogno di sapersi confortati e capiti. Quanto bene maggiore si può attendere da loro!».
Tra i preti che Roncalli conobbe ci furono anche i due storici parroci di Vilmaggiore, don Paolo Rudelli e don Filippo Colosio. Il fratello di quest’ultimo, padre Innocenzo, fu ricevuto da Roncalli alla nunziatura di Parigi, dietro presentazione del vescovo Bernareggi che così scrisse a Roncalli il 28 giugno 1950: «Le presento p. Innocenzo Colosio, domenicano, direttore di “Vita Cristiana” di Firenze, buon bergamasco, fratello di don Filippo, parroco di Vilmaggiore, ecc. ecc. È a Parigi per una riunione dei direttori di riviste di ascetica dei padri domenicani, e vuol approfittare dell’occasione per venire a riverire V.E. Sarebbe inutile presentarlo perché V.E. ha il cuore aperto sempre per i bergamaschi, ma ho dovuto accondiscendere alla preghiera di p. Innocenzo».
Mi piace pensare che anche dal Cielo san Giovanni XXIII continui a guardare con affetto alla Valle di Scalve, a benedire i suoi figli e a godere delle sue bellezze naturali e spirituali.
d. Ezio