Roncalliana
La biografia umana e spirituale di Angelo Giuseppe Roncalli, papa con il nome di Giovanni XXIII e canonizzato il 27 aprile 2014, è costellata di incontri ed episodi che in questa collana vengono ricostruiti attraverso agili monografie e saggi, con l’intento di raggiungere un pubblico vasto. Grazie al patrimonio degli Archivi della Fondazione Papa Giovanni XXIII e a materiale documentario custodito presso altri Fondi, temi e figure, relazioni di amicizia e di servizio, ricordi e testimonianze, apportano qui le loro tessere al ricco mosaico di una “vita nella Storia”.
1 Roncalliana
DON PIERMAURO VALOTI
STORIA DI UN PRETE DI CULTURA E DI CARITA’
In questi ultimi decenni, sono numerosi gli studi di figure sacerdotali che tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento hanno speso la propria azione pastorale nei diversi ambiti del sociale e hanno contribuito a dare forza ad un cristianesimo propositivo fortemente voluto da papa Leone XIII. La biografia di mons. Piermauro Valoti è un ulteriore tassello di un mosaico variegato e ricco. Originario di Alzano, viene ordinato prete nel 1909, l’anno dello sciopero di Ranica. Svolge il ministero a Ponte San Pietro, alla periferia della città. In tempo di guerra è Cappellano presso l’ospedale militare di Bergamo. Nel 1919, trasferito in Sant’Alessandro in Colonna in città, entra nel vivo dei problemi sociali del tempo e condivide con i preti più sensibili le tensioni che attraversano il mondo operaio e contadino. Nel cosiddetto biennio rosso: scrive sul settimane sindacale, fondato da mons. Noradino Torricella; fa il notista politico per il neonato partito popolare sul quindicinale degli oratori. Quando don Angelo Roncalli viene chiamato a Roma a dirigere le pontificie opere missionarie e lascia la direzione della Casa dello Studente, don Valoti ne continua la missione; una successione che consolida tra i due la fraternità e l’amicizia. Dopo la vendita della Casa dello Studente, don Valoti, appassionato di cultura e di arte, sensibile a una liturgia da vivere con intensità, viene chiamato all’insegnamento in seminario. Sono anni di studio, di viaggi, di letture, di passione per la musica, ma anche di sofferenza per le crescenti prepotenza del regime fascista. Nel 1930 diviene giornalista stabile a L’Eco di Bergamo, prima come aiuto del direttore, don Bepo Vavassori, e dal 1933 al 1938 come direttore responsabile. I fatti di gravissima tensione che si creano col regime fascista dopo la pubblicazione delle leggi razziali, lo costringono alle dimissioni. Il vescovo lo manda parroco a Chiuduno dove manifesta le sue qualità di pastore: L’attuale parroco di Chiuduno scrive nella prefazione: “Pastore, don Valoti, lo era stato, a Ponte San Pietro, a S. Alessandro in Colonna e nella cappellania di S. Michele al Pozzo Bianco, ma, a tempo pieno, così per dire, lo fu a Chiuduno: ha amato la sua gente umile e laboriosa e si sentito riamato; ha coltivato la pietà liturgica, l’istruzione religiosa e le opere sociali. Nel passaggio dalla società contadina a quella operaia, ebbe per i giovani un’attenzione speciale. Non trascurò nessuna occasione per aiutarli a crescere da cristiani: per loro scrisse drammi e testi per sacre rappresentazioni. Si tenne sempre al passo della cultura. Senza venire meno ai suoi doveri pastorali, coltivò gli studi da lui preferiti (storia, letteratura e saggistica) e fece viaggi di cultura, l’ultimo dei quali in Irlanda, la terra di S. Patrizio”.
A Chiuduno tenne vivi i legami, in particolare quello con mons. Roncalli, come sottolinea nella nota introduttiva don Ezio Bolis: “Tra le numerose storie di bella amicizia con i condiscepoli, quella con don Piermauro Valoti è particolarmente significativa. Benché le loro vicende biografiche li portino a operare in luoghi distanti e con responsabilità diverse, molti sono gli elementi che li accomunano: le origini familiari segnate da povertà ma anche da un clima di fede intensa; la medesima formazione culturale e spirituale prima presso il Seminario di Bergamo e poi al Seminario Romano; la comune passione per lo studio, i libri, la scrittura e la storia; la partecipazione al primo conflitto mondiale nel “fronte interno” dell’assistenza ai feriti; l’apostolato tra i giovani alla Casa dello Studente; lo sforzo per aprire la Chiesa ai nuovi fermenti della società contemporanea. Entrambi intrattengono forti legami con L’Eco di Bergamo: Roncalli come collaboratore e assiduo lettore, Valoti come redattore e poi direttore del giornale. Condividono l’idea di un’azione pastorale vicina al popolo di Dio, l’amore alla Chiesa, l’attaccamento al papa e al vescovo, la venerazione per i santi preti bergamaschi, come don Luigi Palazzolo”.
Non gli venne mai meno l’affetto per il giornale. Fu pronto a collaborare con vari articoli di cultura e quando fu necessario (nel periodo tra la caduta del governo Mussolini e l’occupazione tedesca), fu disponibile a dirigere il giornale, in sostituzione di don Spada, assente perché cappellano militare: per oltre un mese ogni mattina partiva da Chiuduno in biciletta per farvi ritorno nel tardo pomeriggio. Morì nel tardo pomeriggio del 21 marzo 1963, in Santa Marta a Roma dove si era recato per la beatificazione di don Luigi Palazzolo, del quale aveva scritto una eccellente ed edificante biografia e la cui glorificazione rappresentava un sogno lungamente atteso.