Giovanni XXIII – Il Congedo Lettere a mons. L.F. Capovilla a cura di Ezio Bolis

16/5/2013

50 anni fa moriva Papa Giovanni XXIII. A mezzo secolo di distanza, questo libro vuol raccontare l’agonia e la morte di Papa Giovanni attraverso gli occhi, i sentimenti, le parole, le lacrime di un centinaio di qualificati testimoni che, avendolo amato in vita, in quelle ore struggenti hanno voluto esprimere la loro vicinanza e il loro affetto a una delle persone più vicine al Papa, mons. Loris Francesco Capovilla, suo segretario.

Sono lettere brevi, talvolta soltanto alcune righe, scritte “a caldo”, sull’onda di emozioni difficili da arginare. Provengono da persone molto diverse tra loro: ecclesiastici, giornalisti, uomini di cultura, politici e rappresentanti di istituzioni, gente semplice, giovani e anziani, italiani e stranieri, cristiani o “uomini di buona volontà” a cui spesso Papa Giovanni aveva indirizzato i suoi messaggi. Molte di queste lettere vengono qui pubblicate per la prima volta e contribuiscono a illuminare il “segreto” della popolarità di Papa Roncalli, che il tempo non ha attenuato.

 

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Papa Giovanni! Vi rivediamo disteso sul vostro letto, dolcemente composto nell’attesa dell’ora estrema. I vostri occhi vedono tutto, e parlano ai figli che vi stanno attorno. Il vostro sorriso non viene meno se non nei momenti di più acuto strazio fisico. Le parole sono solenni, e voi ci parlate con accento profondo, con ardore sovraumano.

Nella camera, che le vostre mani hanno adornato di immagini sacre e memorie famigliari, siete maestro di verità vissuta: padre saggio, pastore sollecito della sorte del gregge.

Il vostro letto è cattedra e altare; e noi assistiamo per lunghe ore allo svolgersi della vostra liturgia e ascoltiamo con devozione riverente la vostra ultima lezione di padre amabile, di vescovo della Chiesa universale, di servo dei servi di Dio.

L.F. Capovilla